1 aprile 2008

QUELLA STRADA CHE PORTA A EMMAUS


Non c’è giorno in questa nostra vita terrena che non sia contrassegnato da una serie di eventi e notizie che ci pervengono dalle varie zone del pianeta attraverso i telegiornali dei vari Network ed entrano nelle nostre case da quella finestra sul mondo che è la televisione. Le piccole famiglie domestiche riunite la sera davanti alla tv spesso assistono inermi e impotenti a sequenze di immagini che scorrono sullo schermo, intrise di sopraffazione, morte e disperazione dei più deboli, contraddistinte da una drammaticità talmente eloquente da farci ritenere che ormai per questa umanità ci siano rimaste poche speranze. Uno dei brani del Vangelo che mi ha sempre affascinato e che risponde mirabilmente proprio a questo argomento è la pericope secondo il Vangelo di Luca dei Discepoli di Emmaus (Lc 24,13).
Questo episodio si svolge in un tardo pomeriggio della domenica di resurrezione, sulla via che da Gerusalemme conduce a Emmaus (località a circa 7 miglia dalla città santa), i due protagonisti sono discepoli di Gesù, di uno di loro, l’evangelista indica il nome “Cleopa” che significa « tutte le notizie » è lui che parla dell’episodio di cronaca nera avvenuto a Gerusalemme nel venerdì santo, ma ne parla senza coglierne il significato profondo.
Di lui sappiamo che pur non facendo parte degli undici era molto vicino al Maestro, secondo Egesippo (storico vissuto nel II sec.d.C.) era padre dell’apostolo Simone che diventerà vescovo di Gerusalemme (62-107 d.C) e probabilmente fratello di San Giuseppe.
I due viandanti nel ricordare il recente passato denotano delusione e amarezza per il triste epilogo della loro esperienza con la nuova dottrina, essi percorrono la direzione opposta a quella che aveva portato Gesù verso la città Santa e il suo destino, sanno che devono allontanarsi da Gerusalemme perché per loro potrebbe essere pericoloso.
Durante il tragitto li affiancò Gesù in persona, ma essi non lo riconobbero “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?", domandò loro il Signore e dopo averli ascoltati pazientemente, gli rivelò il significato di quella morte e passione del loro Maestro alla luce delle Sacre Scritture.
E’ questo che lo sconosciuto forestiero voleva comunicare ai due discepoli, è così che dovevano leggere e interpretate le scritture dell’A.T.
Infatti il Cristo con la sua testimonianza votata al sacrificio estremo, aveva portato a compimento la rivelazione ultima e definitiva del Padre, ponendosi allo stesso tempo al centro di tutta l’intera storia della salvezza.
Resta con noi perché si fa sera e il giorno volge al declino” così si rivolgono i due discepoli ignari al forestiero al momento di lasciarsi, è la prima commovente preghiera della comunità cristiana al suo Signore, egli infatti con le sue parole aveva riacceso la speranza nei loro cuori. Sedutosi poi di fronte ai due lo riconobbero nello spezzare il pane, quel gesto aveva fatto scendere il velo dai loro occhi. Torneranno a Gerusalemme per annunciare agli undici quanto era loro successo, per aggregarsi alla prima Chiesa nascente e condividere con essa la stessa gioia e la stessa fede.
Allo smarrimento e delusione dei due di Emmaus il Signore risponde ancora una volta con la misericordia, che copiosa come sempre scende sul suo popolo, il seme della parola, caduto sul terreno pietroso (Mc.4,2-9) dove era germogliato sulle ali dell’entusiasmo, non aveva dato frutto. E’ l’immagine della nostra società dove tutti un po’ smarriti e un po’ sfiduciati, invano cerchiamo la nostra fede là dove non c’è e senza accorgercene, come per i due discepoli di Emmaus, non ci rendiamo conto di quanto Gesù ci sia sempre rimasto vicino e non ci abbia mai abbandonati. E’ questa la grande sfida che attende la Chiesa del terzo millennio: infondere fiducia e speranza all’umanità tutta, partendo non dai cambiamenti del semplice adattarsi alle mode ed esigenze di un mondo in continua evoluzione, ma dall’annunciare e dal testimoniare la verità del Vangelo con grande coraggio e rinnovato slancio, testimone del Risorto presso ogni uomo fino alla fine dei tempi.

2 commenti:

julo d. ha detto...

Un detto medio-orientale raccomanda di essere accoglienti perchè può essere che accogliamo un angelo inviato dal Signore.
In effetti tante volte camminiamo per un tragitto più o meno lungo della nostra vita con a fianco il Signore, e non ce ne accorgiamo. Solo dopo, ripensando a quanto e come questo incontro ha inciso nella nostra vita ci rendiamo conto di aver fatto un pezzo di strada con Gesù che si presentava sotto le sembianze di un amico, di una persona, di qualcuno di cui non avremmmo sospettato mai.
Che i nostri occhi siano attenti, ma soprattutto che il nostro cuore sia colmo di amore.
Pace e benedizione
Julo d.

Antonio ha detto...

Anche i vecchi detti a volte hanno un fondo di verità e di saggezza!