18 febbraio 2008

LA SANTA FAMIGLIA




Oggi la Chiesa e la famiglia sono chiamate a fronteggiare evidenti attacchi da parte di ideologie laiciste, sostenute non solo dai mezzi di informazione di massa (TV e Giornali), ma persino da pezzi delle Istituzioni politiche che ci governano.
La posta in gioco nello scontro ideologico è molto alta ed è ormai chiara a tutti:
la delegittimazione delle strutture gerarchiche della Chiesa (compreso il Papa) e il ridimensionamento del ruolo familiare, quale nucleo pulsante della società.
Parallelamente con lo sviluppo frenetico di fine secolo e la comparsa delle nuove tecnologie a basso costo, si va profilando una nuova realtà che non va certamente sottovalutata; nell’era delle comunicazioni, e dell’informazione, appare sempre più paradossale invece la povertà di comunicazione e il pericolo di isolamento che c’è in molte famiglie.
La vita attuale, con il suo ritmo agitato e la sua dispersione, rende difficile il dialogo e l’unità tra gli sposi, ma anche tra genitori e figli e così le famiglie di oggi vivono più separate che mai, a ragione degli impegni di lavoro dei genitori, degli studi dei figli e dei differenti divertimenti e possibilità del fine settimana.
Se poi a questo aggiungiamo che nel poco tempo in cui si trovano tutti insieme, la televisione impone la legge del silenzio, il quadro finale che ne scaturisce è veramente disarmante.
Riscoprire perciò il valore della famiglia come piccola Chiesa domestica ( così definita dal Concilio Vaticano II), è una necessità a cui tutti siamo chiamati, valore che tra l‘altro sento particolarmente vicino, poiché padre di famiglia in primo luogo, ma anche catechista nella mia comunità parrocchiale.
Il modello a cui fare riferimento «La sacra Famiglia» ce lo regalano gli evangelisti Luca e Matteo nei racconti che riguardano l’infanzia di Gesù.
“ Allora Maria disse:«eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»” (Lc 1,38) – Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con se la sposa, (Mt.1,24) .
Parte da questi « due sì » il completo e totale abbandono dei due futuri sposi alla volontà dell’Altissimo, due risposte che cambieranno il corso della storia e il destino degli uomini, scaturite dal cuore puro di due creature la cui umiltà non ha pari.
Giuseppe che significa « Dio aggiunga » fu con Maria il maestro di Gesù con lei lo nutrì e lo educò; Gesù lo chiamava «abbà» parola che significa «padre», con quella confidenza familiare che è propria del nostro «papà»; Giuseppe consapevole di non essere il padre naturale e cosciente della natura del figlio, mostrò sempre per lui quell’amore e quella protezione che un vero padre sa dare.
Allo stesso modo Maria fu madre totale, sempre a fianco del figlio in un percorso costante che va dal suo concepimento fino al sacrificio della croce…e oltre.
Nel Vangelo di Matteo viene detto che Giuseppe «non conobbe» Maria (Mt.1,25), il verbo conoscere nella lingua ebraica, come ben sappiamo, indica che i due non ebbero rapporti carnali, sembrerebbe incredibile che due giovani ebrei nel pieno delle loro energie, facciano una simile scelta, peraltro contrastante con la cultura ebraica del tempo, tutta improntata alla fecondità procreativa onde garantirsi una discendenza.
Per capire questa scelta bisogna entrare nell’intimo dei due protagonisti, la cui personalità denota in entrambi una grande umiltà e obbedienza di fede nei confronti dell’Altissimo, ciò non significa mortificazione o umiliazione della coppia, bensì apertura ad un modello di amore più grande, privo di egoismi, tutto proteso all’altro per rivolgersi insieme verso Dio, fonte di tutto il bene possibile.
Questa scelta di un matrimonio verginale, fatta da entrambi, scioglie energie potentissime di dedizione dell’uno all’altra e insieme di donazione all’unico figlio; la gioia di ogni famiglia è piena quando ogni membro non cerca la propria felicità, ma pensa a procurarla agli altri.
Quella di Maria e Giuseppe è una coniugalità nuova, è la comunione degli spiriti e dei cuori che porta i segni dell’esclusivo abbandono.
Perciò la Sacra Famiglia, sulla quale scende copiosa la Grazia di Dio, è un nucleo granitico che come sappiamo supererà tutti gli ostacoli e i pericoli di quella difficile realtà che era la Palestina del I secolo.
Molte cose non sappiamo di questa Sacra Famiglia e di come Gesù vi crebbe, quello che è certo, è che essa fu per il Signore un punto forte di riferimento, infatti, mentre Giuseppe educò il figlio al lavoro, alla tenacia e alla fermezza in mezzo alle difficoltà quotidiane, forgiandolo alla fatica e alla sofferenza, Maria seppe dare al figlio quella giusta tenerezza di madre necessaria allo sviluppo e all’equilibrio del fanciullo.
Occorre perciò che noi, volgendo lo sguardo alla Sacra Famiglia, a quel modello di comunità-comunione che Dio Padre ci ha voluto rivelare, facciamo una profonda riflessione, riscoprendo i valori del sacramento, ma anche ciò che siamo diventati in virtù del matrimonio.
Chiamati infatti dal Creatore sia alla con-creazione libera e responsabile della prole che alla sua educazione cristiana, improntata materialmente e spiritualmente all’amore verso la Chiesa, siamo elevati al ruolo di Ministri del Sacramento Matrimoniale.
Alimento che sostiene questa realtà è lo Spirito donato ed effuso agli sposi, egli non si aggiunge ne si sovrappone alla struttura naturale della famiglia, ma la trasfigura dal di dentro animandola nei singoli membri (“Familiaris Consortio” Giovanni Paolo II). Da ciò ne deriva che la missione propria della famiglia è di realizzare in se stessa una vera comunità-comunione di persone, spinti come principio dalla forza dell’amore e partecipi non soltanto dello sviluppo laico-sociale del Paese, ma anche dell’edificazione stessa della Chiesa.

13 febbraio 2008

Un incontro da non dimenticare



Mia figlia Alice che è laureata in Scienze della Comunicazione mi ha suggerito di inserire nel mio blog, di tanto in tanto, anche delle brevi riflessioni, poiché così facendo «aiuterebbe» sue testuali parole “a rendere meno palloso il mio Blog”. Pertanto consapevole e ben conscio dei miei limiti comunicativi, mi accingo a prendere dei provvedimenti in tal senso!
In quel di Milano, recente viaggio di qualche giorno fa, ho assistito a una lezione accademica dell'Assessore comunale tal Vittorio Sgarbi; l'argomento trattato “il ruolo comunicativo che l'arte nel corso dei secoli ha svolto al servizio del potere” è stato a dir poco interessante.
Il buon Vittorio, da par suo, ha affrontato l'argomento assolvendo e soddisfacendo le mie aspettative con un buon margine. Quello che un po mi è dispiaciuto è che ad alcune domande fatte da persone presenti, come al solito con la consueta franchezza che lo contraddistingue, ha dato luogo a uno spettacolo di basso profilo, coprendo di ridicolo alcuni di quei personaggi che come lui calcano la scena politica e pubblica del piccolo schermo.
Alla fine comunque passandomi vicino gli ho steso la mano in segno di saluto e lui, un po' sorpreso, ha risposto con una forte stretta (che probabilmente risentiva ancora dell'adrenalina in circolo), seguita poi da un bel sorriso accompagnato da un timido saluto.
Per tutto il giorno ho portato con me quest'emozione e continuavo a chiedermi come mai in una persona così colta possano esserci degli aspetti così divergenti, in antitesi tra loro.
L'eterno contrasto tra natura umana e la natura divina? ...