1 febbraio 2012

NEL PANE E NEL VINO



Quella sera del 30 d.C. in un anonimo giovedì del mese di Nisan, il Rabbì Gesù in compagnia dei suoi amici (così li chiamava) volle congedarsi da loro con una cena a base di pane e vino, un saluto dal sapore un po’ amaro, ma che aveva in sé la speranza non di un addio ma di un arrivederci.

Perché il pane: il pane è fatto da tanti piccoli semi di grano in unità tra loro impastati con l’acqua ( divinità e umanità in comunione tra loro); i riferimenti biblici sul pane sono molto antichi, c’è l’episodio di Melchisedek (Gen.14,18) , l’azzimo degli ebrei che partivano dall’Egitto, il miracolo dei pani e infine il pane di vita. La Chiesa delle origini usava il pane per comunicarsi, mentre noi oggi utilizziamo l’ostia perché più pratica del pane, il quale ha il difetto di sbriciolarsi e ogni briciola sappiamo che contiene il Signore nella sua totalità, (corpo,sangue anima e divinità).
Perché il vino: il vino è frutto della vite, anche qui c’è l’unità tra gli acini che vengono pigiati per farne il vino e anche qui i riferimenti biblici non mancano: Noè dopo il diluvio diventa vignaiolo e produce un buon vino, la parabola della vigna del Signore, il miracolo dell’acqua in vino a Cana di Galilea, io sono la vite e voi siete i tralci dice il Signore, rimanete uniti a me e darete frutto.
In Genesi è descritta così la massima capacità d’amore tra gli umani: l'uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e i due saranno una cosa sola i loro corpi e la loro anima uniti di fronte a Dio. Ma c’è un amore più grande di questo?....Si, dice il Signore : donare la vita per i propri amici - Perciò nel pane e nel vino eucaristico Gesù ha modo di entrare nel nostro corpo e nella nostra anima, come in un abbraccio totale, una fusione del nostro corpo al suo . Il seme di vita impiantato nel nostro essere agisce e passo dopo passo ci rende sempre più simili a lui. Paolo dirà : "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".
Così alla fine dei tempi la Resurrezione non farà che mettere in moto proprio quelle forze che la comunione al corpo e al sangue del Signore hanno deposto nell'uomo, per la trasformazione finale del suo essere.