5 giugno 2008

Trasmettere i valori cristiani


Molti genitori lamentano, la difficoltà di educare i loro figli nella fede, ma questa difficoltà nel trasmettere i valori cristiani alle nuove generazioni va situata in un contesto culturale più ampio.
Oggi tutto sembra problematico, nulla è più sicuro; tutto è discutibile (relativismo); infatti di difficile non è solo la trasmissione della fede, ma la trasmissione in generale di una tradizione, di una cultura o di una ideologia.
Interessante su questo argomento uno studio dell’antropologa Margaret Mead secondo la quale nei giovani ci sarebbero tre categorie di apprendimento:
· l’apprendimento dai genitori come costoro appresero dai nonni;
· l’apprendimento non dai loro genitori e ancor meno dai nonni, ma da chi è loro affine o eguale, cioè dai compagni; quindi non dal passato culturale, ma dal presente culturale; dal vivere del gruppo o della combriccola di amici, dalla televisione o dalla moda del momento;
· infine quella categoria in cui i genitori non vengono ritenuti idonei, perché inadeguati alla trasmissione delle tradizioni, poiché meno «aggiornati» sulle nuove frontiere tecnologiche e culturali.
Ma oltre a questa difficoltà di apprendimento che riguarda le diversità generazionali, dobbiamo aggiungere un altro elemento certamente rilevante, che riguarda cioè i modelli sociali delle famiglie sotto l’aspetto dell’identità cristiana.
Riportiamo qui alcuni esempi che riassumono in qualche modo le diverse realtà:
· Ci sono famiglie che mantengono viva la loro identità cristiana. I genitori hanno sensibilità religiosa e si preoccupano dell’educazione cristiana dei loro figli;
· altre in cui uno dei coniugi ha sensibilità religiosa (in genere la donna) e l’altro no. In questi casi l’identità religiosa, salvo qualche rara eccezione, piano piano, si va affievolendo, passando per gradi da uno stato di tiepidezza al distacco vero e proprio dalla vita cristiana;
· famiglie in cui i due coniugi si sono allontanati dalla pratica religiosa e vivono ormai fissi nell’indifferenza. L’aspetto religioso è quasi totalmente «escluso» dalla casa. Appare soltanto in alcune circostanze: il battesimo del figlio, la prima comunione, quando il figlio partecipa alla catechesi o porta a casa un’ argomento di religione da studiare o un questionario da compilare.
· poi ci sono anche quelle famiglie in cui entrambe i genitori adottano un atteggiamento di rifiuto nei confronti dell’aspetto religioso ed escludono per i loro figli qualsiasi iniziativa cristiana. In queste circostanze l’aspetto religioso sembra essere solo oggetto di critica, attacco o burla.
· Infine troviamo nuclei familiari con problemi talmente gravi, che l’aspetto religioso rimane per così dire “parcheggiato” o “soffocato” (crisi con separazione degli sposi, mancanza assoluta di dialogo, problemi economici, forti conflitti con i figli ecc…).
A conclusione di queste nostre analisi, certamente c’e da preoccuparsi e purtroppo, dobbiamo registrare che la Santa Madre Chiesa oggi sembra abbastanza in ritardo rispetto alle aspettative di una società in continuo fermento. Essa infatti non solo è chiamata a dare delle risposte appropriate e tempestive, ma anche a svolgere il proprio ruolo guida che le compete, avendo soprattutto il coraggio di rivedere e modificare le vecchie strategie e metodi di insegnamento.
Pertanto, tutti insieme – ciascuno per la propria parte – aiutiamo la Chiesa a riscoprire il suo nuovo volto, al cui riflesso offuscato di oggi si sovrapponga l’immagine sfolgorante di colui che la guidata, sostenendola nei momenti di difficoltà e provvedendola di doni nel corso dei secoli.
La Sposa in cammino verso il suo Sposo, in quel già e non ancora della Gerusalemme celeste.